martedì 26 luglio 2016

TRADUTTORI: CECILIA METTA

Abbiamo il piacere di condividere con Voi, l'intervista che la traduttrice Cecilia Metta  ha rilasciato alla nostra Shanmei.

Benvenuta Cecilia, parlaci di te, raccontaci il tuo percorso di studi.

Grazie a voi per avermi dato l’opportunità di rilasciare questa intervista. Ho frequentato il liceo scientifico a Roma e, in quegli anni, grazie alla mia professoressa di francese è nata la mia passione per la traduzione e per le lingue.

Come è nato il tuo amore per la traduzione?

Imparare le lingue è stato sempre il mio sogno. Da piccola uscivo sempre con una signora tedesca che abita sotto casa mia, e lei mi parlava in tedesco. Poi sono stata due anni, durante i mesi estivi, al centro internazionale di danza a Cannes e qui ho iniziato a parlare in francese e in inglese con le altre ragazze del centro.

Come è iniziato il tuo lavoro di traduttrice? Quale è stato il primo testo che hai tradotto?

Sono diventata traduttrice diciamo per caso. Nel 2007 ho avuto la polmonite e stavo a casa, da tempo ero traduttrice volontaria per alcune associazioni di volontariato, così ho pensato fra me, “Proviamo a mandare il curriculum a qualche agenzia” e così mi ha risposto la prima agenzia di traduzione che si trova in India e con la quale collaboro ancora oggi. Il primo testo che ho tradotto è stato un sito web, avevo paura che non andasse bene, ho ricontrollato quel file tantissime volte perché volevo che fosse perfetto. La perfezione poi è una qualità che mi ha accompagnato in questi anni.

Hai fatto traduzioni per Case Editrici, Agenzie di marketing o pubblicità?

Sì, effettuo traduzioni per Babelcube, una casa editrice online che attraverso la sua piattaforma mette in contatto i traduttori con gli autori.

Sappiamo che traduci autori stranieri che poi si auto-pubblicano in italiano. Come è nata questa idea? Quali opere hai tradotto fino ad oggi? E perché le hai scelte?

L’idea di tradurre autori stranieri è nata dalla mia passione per la letteratura. La mia biblioteca personale conta oltre 2000 libri, molti dei quali in lingua originale. Inizialmente ho tradotto un libro breve, più che altro volevo vedere come funzionava questa piattaforma, poi ho contattato altri autori. Finora ho tradotto dodici libri: Le sei facce di un dado di Juan Sepulveda Sanchis, L’acchiappabambini di Conrad Jones dall’inglese in italiano, I Nove Angeli di Conrad Jones dall’inglese in italiano, Degenerazione di David Pardo dallo spagnolo in italiano, Il diario di Julia Jones 1 di Katrina Kahler dall’inglese all’italiano, Il diario di Julia Jones 2 di Katrina Kahler dall’inglese all’italiano, Il diario di Julia Jones 3 di Katrina Kahler dall’inglese all’italiano, Il diario di Julia Jones 4 di Katrina Kahler dall’inglese all’italiano, INFECTUM I di David Pardo dallo spagnolo in italiano, INFECTUM II di David Pardo dallo spagnolo in italiano, INFECTUM III di David Pardo dallo spagnolo in italiano.

Hai riscontrato difficoltà nel far accettare agli autori questo nuovo modo di pubblicarsi in paesi stranieri o ne avevano già sentito parlare?

Questi autori non hanno avuto difficoltà ad accettare questo metodo di pubblicazione anzi sono stati entusiasti.

Se questo tipo di pubblicazione diventasse sempre più diffuso, pensi che gli Editori non avrebbero più ragione di esistere o rimarrebbe solo una pubblicazione alternativa?

Molti autori indipendenti incontrano difficoltà nel far pubblicare le proprie opere e questa mi sembra una buona soluzione. Certo io preferisco avere tra le mani la versione cartacea di un libro, perché amo sfogliare le pagine e sentire l’odore della carta.

Quanto tempo serve per portare a termine la traduzione di un romanzo?

Non c’è un tempo stabilito per portare a termine la traduzione di un romanzo. C’è da tener conto che quando si traduce un romanzo è necessario cercare di rendere tutte le sfumature della lingua originale nella lingua di arrivo. È proprio per questo motivo che sono continuamente in contatto con gli autori per poter discutere su come rendere un’espressione particolare in italiano.

Tradurre è il tuo lavoro principale, o fai altre attività?

Tradurre è il mio lavoro principale.

Preferisci una traduzione più letterale o creativa? O un mix delle due a seconda dei casi?

Non amo le traduzioni letterali, anche perché secondo me un romanzo tradotto letteralmente non avrebbe un’anima, cerco di dare “vita” al significato più profondo delle parole.

Esistono penali in caso di mancata consegna del lavoro nei tempi stabiliti? Ti è mai successo di incorrervi?

Più che penali vere e proprie, se non si consegnano le traduzioni nei tempi prestabiliti (ma in questo caso parlo delle agenzie) si perde il lavoro con l’agenzia e si vieni valutati con un punteggio basso su alcune piattaforme per traduttori. Fortunatamente finora non mi è mai capitato.

E veniamo al tasto più dolente, i pagamenti. Come ti tuteli dai committenti morosi?

Questo è un tasto dolente. Devo dire che non ho mai avuto grandi ritardi nei pagamenti, alcune agenzie si scusano per il ritardo, se proprio non pagano o non rispondono alle email, avviso che contatterò un legale.

Hai mai vinto premi dedicati ai traduttori?

Purtroppo finora non ho mai vinto nessun premio.

Quale è l’ultimo libro che hai tradotto? Che difficoltà hai riscontrato?

L’ultimo libro che ho tradotto è stato INFECTUM III di David Pardo. Un libro in cui è presente un mix di fantascienza e horror, non ho incontrato grandi difficoltà anche perché l’autore è sempre stato disponibile a chiarire eventuali miei dubbi.

Quale è il momento più bello per un traduttore?

Il momento più bello per un traduttore è vedere ripagati tutti i tuoi sforzi e sacrifici (a volte si pensa che lavorando a casa i traduttori siano una sorta di privilegiati) come per esempio vedere il proprio nome sulla copertina di un libro che si è tradotto.

Raccontaci un aneddoto, bizzarro, incredibile legato al tuo lavoro?

Per quanto riguarda le traduzioni di siti web è normale che capiti di tradurre di tutto, da siti web di incontri per adulti a quelli di gadget assurdi. Invece per i libri è capitato un episodio curioso. Stavo iniziando la traduzione dei Nove Angeli di Conrad Jones. Ho l’abitudine di leggere prima tutto il libro e poi di iniziare a tradurlo. La storia trattata è quella di una setta che dà la caccia allo stesso Conrad, le descrizioni e i riferimenti (con tanto di siti su cui trarre eventuali notizie) erano così reali che ho mandato un messaggio a Conrad Jones chiedendogli se avesse realmente vissuto tutto ciò.

Quale consiglio daresti a una persona che vorrebbe intraprendere il lavoro di traduttore?

I miei consigli a chi vuole intraprendere questa strada è di avere tanta umiltà (perché in questo lavoro non si finisce mai di imparare), di continuare ad aggiornarsi.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Per adesso devo finire la traduzione di altri 7 libri, poi si vedrà.

Julia attende l'evento più eccitante dell'anno. Ma quando inizia il conto alla rovescia, il suo mondo si popola di nuove amicizie e sorprese, soprattutto quando una ragazza molto carina arriva inaspettatamente nella sua classe e diventano grandi amiche. lnoltre, il ragazzo più carino della scuola entra a far parte improvvisamente del loro gruppo e Julia attende l'evento speciale che tutti stanno preparando.
Ma, all'improvviso, gli eventi che si sviluppano non sono proprio come Julia se li aspettava. C'è un bullo in mezzo a loro che sta cercando di renderla oggetto del suo bullismo?
Che cosa c'è in serbo per Julia e come si concluderà il giorno peggiore della sua vita?

Amerete il primo libro della serie di Julia Jones. La narrazione è veloce e ricca di suspence e catturerà la vostra attenzione dall'inizio alla fine.

Un libro fantastico per ragazze di età compresa tra i 9 e i 12 anni.


Chi decide durante la nostra vita quale strada percorrere per andare a lavoro o a un appuntamento? Noi o il destino? Questa è la sensazione che trasmette questo libro, come il caso può cambiare una situazione apparentemente normale e farla diventare pericolosa o strana, o ambedue le cose contemporaneamente. In “Le sei facce di un dado” sfileranno, tra le storie, delle misteriose equazioni matematiche che possono trasformare la realtà che ci circonda, pellicole cinematografiche che sembrano prendere vita o escursioni in montagna durante le quali la tranquillità sarà la sola invitata che non si presenterà. Però, su tutti questi racconti aleggia una domanda: chi sta lanciando il dado che determinerà il futuro dei protagonisti di queste storie?

“Le sei facce di un dado” è formato da sei storie di intrighi. Ognuna di esse è diversa dalle altre, ha uno stile e un tema propri. Nonostante questo, tutte sono collegate da un filo conduttore: il destino dei personaggi è assoggettato al caso.


Un romanzo basato sul rapimento di bambini, che è stato seguito da milioni di genitori sui notiziari. I gemelli di 5 anni sono stati rapiti da una tenda a Lake District e inizia così la caccia a un pericoloso pedofilo.  Le indagini della polizia partono dal presupposto che il 60% dei bambini rapiti è ucciso entro la prima ora. La prima ora è chiamata "The golden hour" e, più è lungo il tempo che passa, minori sono le possibilità di ritrovarli sani e salvi.

  






 
Un grande libro che affascina, cattura e scuote allo stesso tempo.

Quando a uno scrittore è chiesto di aiutare la polizia durante le indagini su un duplice omicidio identificando dei simboli occulti, che sono stati incisi sulle vittime, l'uomo sprofonda in un incubo ed è costretto a fuggire. Braccato dalla legge e da una setta potente, deve rimanere un passo avanti per poter sopravvivere.








Dalla sua casa, in un piccolo paese della regione di Valencia, un padre di famiglia vede in televisione gli strani eventi che stanno accadendo per le strade di Madrid durante una manifestazione: i partecipanti alla manifestazione sono impazziti e si scontrano tra di loro con estrema violenza. Da quel momento la sua vita cambierà completamente.DEGENERAZIONE è un storia di sopravvivenza dopo un'apocalisse zombie che non vi lascerà indifferenti. Un'ora e mezza di lettura vertiginosa, di azioni incalzanti e senza sosta. Un racconto carico di sentimenti, di contraddizioni, capace di stravolgere il vostro cuore fino a spremerlo. Potrete giungere fino alla fine?






Julia è una ragazza normale di 12 anni che ama danzare e stare con i suoi amici a scuola... fino all'arrivo di Sara Hamilton quando tutto sembra cambiare.
Prima di allora non ha mai avuto a che fare con ragazze meschine e bulli e, certamente, qualcuno che prova a umiliarla e a tarparle le ali. Julia sente che non può chiedere aiuto a nessuno e che deve affronatre Sara da sola.
La domanda è: sarà in grado di contrastare Sara? O Sara prenderà il comando sul suo mondo?
Questo libro descrive una situazione della vita reale piena di suspense che mostra come comportarsi con i bulli e rialzarsi. È un libro meraviglioso per le ragazze! Sarete sicuri di trovare un libro molto eccitante e stimolante.







Julia è afflitta dal dubbio. Riuscirà a essere abbastanza fortunata da avere tutte le splendide cose che i suoi amici sembrano ottenere così facilmente? Tra cui la possibilità di uscire con il ragazzo più carino della sua classe a cui non riesce a smettere di pensare? 
Tutto sembra andare per il verso sbagliato ... fino a quando non trova un libro molto speciale che l'aiuta a credere che, dopo tutto, il suo sogno segreto può diventare realtà. 
Questa storia ha una trama eccitante che vi catturerà dal primo capitolo e vi chiederete cosa accadrà in seguito.
Quale è il sogno segreto di Julia? E si realizzerà? 







Questo libro continua le avventure di Julia Jones ed è carico di suspense, eccitazione e amicizie molto speciali. C'è anche un'amicizia in particolare che Julia sogna. Tuttavia, non tutto va secondo i piani, soprattutto quando Sara decide di prendere il controllo ancora una volta. 

Quali nuove avventure attendono Julia e come riuscirà a gestire tutti i problemi inaspettati che si presenteranno? Riuscirà mai ad avere l'amicizia speciale che ha sempre desiderato ed esaudirà i suoi sogni e i suoi obiettivi?

Il diario di Julia Jones, il mio primo fidanzato, è una storia ispiratrice e ricca di suspense che piacerà a tutte le ragazze.




Anno 2020. La civiltà si consuma.
Roger Mears è un giovane dell'alta società di Capital City che vede stroncata la sua carriera sportiva a seguito di un incidente. Qualche anno dopo e tormentato dagli incubi che lo perseguitano ogni notte, Roger sopravvive trasformato in un tossicodipendente che si nasconde nei sobborghi della città.  Dopo un'overdose di eroina per la quale è sul punto di morire, Roger si affida alle cure di un medico famoso che gli assicura di poter sradicare le sue dipendenze attraverso un trattamento costoso e innovativo. Da quel momento inizierà un viaggio terrificante in cui le sue paure prenderanno vita e durante il quale affronterà faccia a faccia i suoi demoni.
INFECTUM è un viaggio intenso attraverso la follia. Un incubo crudele e spietato in cui l'autore di DEGENERAZIONE ci spinge a cadere preda dell'orrore che si presenta sotto forma di incubi opprimenti e creature assetate di sangue e di morte. Sarete in grado di vincere la paura e di fuggire dalla Prigione?

















venerdì 15 luglio 2016

INTERVISTA A ALESSANDRA CESANA

Abbiamo il piacere di condividere con Voi, l'intervista che l'autrice Alessandra Cesana ha concesso al nostro blog (A cura del traduttore Corrado Pastore):

Ciao Alessandra e benvenuta. Da quando hai la passione per la scrittura. Quando hai deciso di pubblicare le tue opere? 
Ciao corrado, grazie. Mi è sempre piaciuto scrivere, quand'ero piccola mi divertivo già a scrivere racconti e durante l'adolescenza ho cominciato con la poesia, mi piaceva scrivere dei versi soprattutto in occasioni speciali, come i compleanni o le festività natalizie. Scrivere per me, più che un passatempo o una professione, è una necessità. Immagino sempre nuove storie e nuovi personaggi ma siccome la scrittura non è la mia attività principale, non dispongo di tutto il tempo che vorrei per scrivere. A quattordici anni ho cominciato a scrivere il mio primo romanzo, “Una nueva vida”, allora ero appassionata dei romanzi di Agatha Christie e mi ispirai proprio a quei romanzi per inventare la storia. Credo che si capisca abbastanza chiaramente dal mio ispettore “Pascal Lambert” che è chiaramente ispirato al mio detective preferito, “Hércules Poirot”. Ci misi alcuni anni a scrivere il romanzo perché non avevo ancora il computer e quando lo finii, lo misi in un cassetto affinché nessuno lo leggesse: avevo paura che non piacesse. Alcuni anni dopo, quando avevo già una trentina d'anni, ebbi l'occasione di collaborare con un editore digitale e decisi finalmente di fargli pubblicare il mio romanzo. L'ebook ebbe molti download e questo mi diede il coraggio per continuare a scrivere.

In Italia e in altri Paesi i tuoi libri sono editi da Babelcube, in Spagna hai un editore?
Collaboro con un editore digitale francese che si chiama FV Éditions e che ha pubblicato tutti i miei libri.

Puoi elencarci tutte le tue opere? Quali di queste sono tradotte in italiano?
Ho scritto tre romanzi e un racconto. I romanzi sono “Una nueva vida” (Una nuova vita), “Juegos de Sociedad” (Giochi di Società) e “Falsa Inocencia” (Falsa Innocenza), tutti e tre tradotti in italiano. Il racconto si intitola “La Triste Estrellita” e spero che a breve venga pubblicata la traduzione italiana.
 
Dopo un lutto improvviso Alice Legan, sentendosi sola di fronte a un futuro incerto, decide di dare una svolta alla propria vita. Il destino ha in serbo per lei un lavoro che la fa sognare e che la porta nella bellissima Parigi, dove dovrà assistere la giovane e ricca ereditiera Lady Katherine Westfield che trascorre lì l'estate. Le due ragazze diventano amiche e si prevedono giorni tranquilli. Ma un evento misterioso trasformerà questa tranquillità in angoscia e turbamento. Entrerà in scena l'ispettore Pascal Lambert e le sue indagini lo porteranno a far luce su un incredibile segreto della famiglia di Lady Katherine.  






I Paige sono una coppia statunitense che vive in Provenza. Vanno a Parigi, dove vivono Alexia, la loro figlia impertinente, i Dunckan e la seducente Lhéa Mavelle, proprietaria di un casinò. Lì incontrano l'affascinante e cinico giocatore Jake Wynner e vivranno intense emozioni fra inganni, tradimenti e ricatti che mineranno le loro relazioni.

Con questo nuovo romanzo, la scrittrice Alessandra Cesana ci porta nel mondo dell'alta società, fra situazioni poco chiare che la rendono ancora più interessante. Il suo totale cambiamento di stile risulta originale e moderno oltre che sorprendente e interessante.



La modella  Verónica Dreick, decisa ad intercambiare una preziosa informazione per molto denaro, scompare senza poter portare a termine il suo compito. I fatti accadono nel Principato di Monaco, dove la sua amica Marian Fynch e la famiglia di questa l'attendono per trascorrere delle piacevoli vacanze. Tuttavia, dopo qualche ora d'inquietudine per la scomparsa della ragazza, Veronica chiama da Firenze, dando così segni di vita. Vincent Fynch, il fratelo di Marian viaggia fino alla bella città italiana per cercare di conquistare la bella modella desiderando allo stesso tempo, vincere la forte attrazione che sente per la sensuale decoratrice Cat Preston, che mantiene una relazone amorosa con l'architetto e padre del ragazzo, Phil Fynch.

Ma che segreto nasconde Veronica? Può essere realzionato con la misteriosa scomparsa del fotografo Alessio Rosso? Il fratello di questo Greg Rosso, cercherà di arrivare alla verità con la speranza di trovare Alessio in vita. La principale indiziata è la famosa modella Belinda Star, con la quale il fotografo manteneva una tormentata relazione. Ma, sarà realmente lei la colpevole? 


Fra tutte le tue opere, qual è la tua preferita?
Certo è difficile rispondere, io poi non sono mai soddisfatta di quello che scrivo. Penso sempre che potevo fare meglio ma cerco anche di accontentarmi di ciò che sono riuscita a creare e scrivere così un racconto più o meno piacevole e interessante per il lettore. In realtà non sono insoddisfatta di ciò che ho scritto, ma semplicemente non credo che uno possa giudicare se ciò che scrive è buono o meno. Ma allora, chi lo decide? Semplicemente piace oppure no, funziona oppure no... e basta. Il livello letterario dell'opera invece, dipende dal mio talento innato per la scrittura: io sono autodidatta.

Rispondendo alla tua domanda, mi piace particolarmente la storia del mio racconto “La Triste Estrellita” perché la trovo molto toccante e originale. Inoltre, credo sia molto bello che un racconto abbia come protagonista un elemento dell'universo, una stella, un protagonista insolito per una storia per bambini.

Da dove prendi l'ispirazione per le tue opere?
Come ho già detto prima, per scrivere “Una nueva vida” mi sono ispirata alla scrittrice di gialli per antonomasia, Agatha Christie. Per “Juegos de Sociedad” mi sono ispirata a uno dei miei registi preferiti, Woody Allen. Invece per “Falsa Inocencia” decisi di lasciarmi trasportare dalla mia immaginazione, anche se si prendono sempre idee da libri che si leggono e film o serie tv che si vedono. Neanche per il racconto mi sono ispirata a qualcosa in particolare, mi sono seduta al computer e la storia ha cominciato a scorrere. Avevo però già un'idea chiara del tema e dei personaggi. Devo dire però, che per scrivere racconti mi ispiro sempre a uno dei miei scrittori preferiti di questo genere letterario, Hans Christian Andersen.

Quali progetti hai per il futuro?
Beh, ce en sono molti. Il primo è quello di pubblicare la traduzione italiana del mio racconto, “La Triste 
Estrellita”. Spero di poter pubblicarlo a breve, con la collaborazione dell'illustratore. Poi, mi piacerebbe anche pubblicare altri racconti che ho già scritto e una serie di poesie ispirate alla natura. Per restare informati sui miei libri e sulle mie future pubblicazioni, potete visitare il mio blog www.alessandracesana.blogspot.com 

sabato 9 luglio 2016

TRADUTTORI: CORRADO PASTORE

Abbiamo il piacere di condividere con Voi, l'intervista che il traduttore Corrado Pastore ha rilasciato alla nostra Shanmei.

Benvenuto Corrado, parlaci di te, raccontaci il tuo percorso di studi.

Ciao! Grazie :) Ho 30 anni e nel 2012 mi sono laureato in Lingue per la Comunicazione Internazionale presso l'Università di Torino. Le lingue che ho scelto sono il cinese e lo spagnolo. Dopo un anno e mezzo di lavoro come impiegato in un'azienda torinese dove svolgevo traduzioni dallo spagnolo, ho deciso di aprire una Partita IVA e diventare traduttore freelance. Svolgo traduzioni dal cinese, dallo spagnolo e dall'inglese. 

Come è nato il tuo amore per la traduzione? Come è iniziato il tuo lavoro di traduttore? Quale è stato il primo testo che hai tradotto?
 
Le mie prime traduzioni risalgono al periodo universitario con la traduzione di vari testi per la mia tesi sul Patrimonio UNESCO in Italia e Cina.  

Hai fatto traduzioni per Case Editrici, Agenzie di marketing o pubblicità?
 
No, nel campo letterario ho svolto traduzioni su Babelcube.com. 

Sappiamo che traduci autori stranieri che poi si auto-pubblicano in italiano. Come è nata questa idea? Quali opere hai tradotto fino ad oggi? E perché le hai scelte?

La mia passione per la traduzione letteraria (nel mio caso, dallo spagnolo all'italiano) è nata durante un corso universitario del terzo anno, durante il quale ho potuto sperimentare la traduzione di vari testi, fra cui uno di Carlos Ruíz Zafón. Su Babelcube, ho scelto i testi da tradurre in base al mio interesse personale. 

Hai riscontrato difficoltà nel far accettare agli autori questo nuovo modo di pubblicarsi in paesi stranieri o ne avevano già sentito parlare?

No, anzi, essendo loro iscritti a Babelcube avevano già famigliarità con questo tipo di pubblicazioni.
 
Se questo tipo di pubblicazione diventasse sempre più diffuso, pensi che gli Editori non avrebbero più ragione di esistere o rimarrebbe solo una pubblicazione alternativa?

Sono convinto che questo tipo di pubblicazione possa coesistere con quello già esistente senza problemi perché i titoli così pubblicati non vengono sottratti ai canali tradizionali. Semplicemente, se non ci fosse il sistema dell'autopubblicazione, rimarrebbero titoli non pubblicati. In conclusione, credo che questo sistema arricchisca il panorama letterario di nuovi titoli e dia voce ad autori che altrimenti non riuscirebbero a emergere.

Quanto tempo serve per portare a termine la traduzione di un romanzo?
 
Ovviamente dipende dal numero di parole del testo di partenza ma io cerco sempre di proporre tempi molto lunghi agli autori, in modo da svolgere un lavoro più accurato. 

Tradurre è il tuo lavoro principale, o fai altre attività?
 
No, al momento non è la mia attività principale ma vorrei che presto la traduzione diventasse il mio mestiere.
 
Preferisci una traduzione più letterale o creativa? O un mix delle due a seconda dei casi?
 
Per la traduzione dei romanzi cerco di attenermi alle regole imparate durante i  corsi universitari, in sintesi cerco di mantenere inalterato, ove possibile, il lessico utilizzato dall'autore e cerco di adattare al meglio le espressioni idiomatiche e i riferimenti culturali. 

Esistono penali in caso di mancata consegna del lavoro nei tempi stabiliti? Ti è mai successo di incorrervi?
 
Nella mia breve esperienza non sono ancora incappato (fortunatamente) in situazioni simili. 

E veniamo al tasto più dolente, i pagamenti. Come ti tuteli dai committenti morosi?
 
Finora ho sempre ricevuto i pagamenti entro i termini stabiliti, probabilmente sono stato molto fortunato. Ho un conto PayPal e chiedo di utilizzare quello per ricevere i pagamenti. 

Hai mai vinto premi dedicati a i traduttori?
 
Non ho mai partecipato a concorsi per traduttori.

Quale è l’ultimo libro che hai tradotto? Che difficoltà hai riscontrato?
 
L'ultimo libro che ho tradotto è un romanzo che lo stesso autore definisce a metà fra una biografia e un romanzo storico sulla vita di Evita Perón. La traduzione ha presentato parecchi problemi dal punto di vista lessicale, l'autore infatti aveva svolto un lavoro di ricerca sul lessico argentino di quegli anni e non sempre i termini sono in uso ancora oggi. Devo però dire che mi sono divertito molto a svolgere questo lavoro. 

Quale è il momento più bello per un traduttore?
 
Credo che ogni traduttore abbia il suo momento preferito ma posso rispondere con il mio momento preferito. Quando trovo un'espressione idiomatica (in spagnolo nel mio caso) che si discosta completamente dall'italiano e devo cercare una corrispondenza italiana. Ecco, per me questo è il momento migliore della traduzione perché si deve cercare un collegamento fra la lingua di partenza e la lingua di arrivo senza però tralasciare il contesto. 

Raccontaci un aneddoto, bizzarro, incredibile legato al tuo lavoro?
 
Quest'aneddoto è legato al romanzo storico-biografico di cui parlavo poco fa. A un certo punto del romanzo, uno dei personaggi faceva una lunga riflessione sul popolo argentino e sul carattere orgoglioso dell'argentino medio, che deve sempre avere ragione in ogni discussione. E concludeva il lungo monologo interiore dicendo che quella era la filosofia Quilmes. E qui è sorto un problema culturale: la Quilmes è una famosa marca di birra argentina che da decenni promuove la sua birra con spot che esaltano la nazione argentina e l'orgoglio patriottico. Qui ho dovuto fare una nota per spiegare cos'è la Quilmes al pubblico italiano. Per concludere, il fatto divertente è che ho passato almeno due ore su Youtube a vedere spot, vecchi e nuovi, della Quilmes per avere un'idea chiara di cosa fosse la "cultura Quilmes". 

Quale consiglio daresti ad una persona che vorrebbe intraprendere il lavoro di traduttore?
 
Il mio consiglio è quello di seguire dei corsi di traduzione all'università o in una scuola di specializzazione. Poi, riciclando il consiglio di una mia professoressa di Traduzione: "Leggere, leggere tanto e di tutto purché sia in un buon italiano." 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

A breve vorrei tradurre un racconto di Alessandra Cesana, autrice spagnola per cui ho già tradotto due libri (Una nuova vita e Giochi di società) tramite Babelcube.  

Romanzo storico. Vita di Eva Perón. Sequestro e omicidio del generale Aramburu per mano dei montoneros. L'entusiasmo per Evita. Rivoluzione Peronista. Juan D. Perón. Le “cabecitas negras”. L'odio dei paquetes argentini (i ricchi) nei confronti dei grasas (i poveri) e del Peronismo. Colpi di Stato in Argentina.







Dopo un lutto improvviso Alice Legan, sentendosi sola di fronte a un futuro incerto, decide di dare una svolta alla propria vita. Il destino ha in serbo per lei un lavoro che la fa sognare e che la porta nella bellissima Parigi, dove dovrà assistere la giovane e ricca ereditiera Lady Katherine Westfield che trascorre lì l'estate. Le due ragazze diventano amiche e si prevedono giorni tranquilli. Ma un evento misterioso trasformerà questa tranquillità in angoscia e turbamento. Entrerà in scena l'ispettore Pascal Lambert e le sue indagini lo porteranno a far luce su un incredibile segreto della famiglia di Lady Katherine. 


I Paige sono una coppia statunitense che vive in Provenza. Vanno a Parigi, dove vivono Alexia, la loro figlia impertinente, i Dunckan e la seducente Lhéa Mavelle, proprietaria di un casinò. Lì incontrano l'affascinante e cinico giocatore Jake Wynner e vivranno intense emozioni fra inganni, tradimenti e ricatti che mineranno le loro relazioni.

Con questo nuovo romanzo, la scrittrice Alessandra Cesana ci porta nel mondo dell'alta società, fra situazioni poco chiare che la rendono ancora più interessante. Il suo totale cambiamento di stile risulta originale e moderno oltre che sorprendente e interessante.

mercoledì 6 luglio 2016

INTERVISTA A RITA CARLA FRANCESCA MONTICELLI

Abbiamo il piacere di ospitare la scrittrice Rita Carla Francesca Monticelli.
 

Benvenuta Rita, è davvero un piacere poter chiacchierare con te e parlare di cose che sicuramente interesseranno i nostri lettori. Sei la regina dei self publisher, migliaia di ebook venduti, un contratto con AmazonCrossing e il lancio sul mercato anglofono.  Insomma stai ottenendo grandi risultati che molti self solo si sognano. In quanta parte è fortuna e in quanto duro lavoro?

Ciao Shanmei! Grazie a te per l’invito. :)
Il duro lavoro è sicuramente alla base di tutto. Senza di esso non sarei riuscita a innescare e alimentare la catena di eventi che mi ha portato a questo risultato, ma è anche vero che la fortuna ha avuto il suo bel peso. Credo che la fortuna maggiore sia stata quella di pubblicare i miei primi libri nel momento in cui iniziava a svilupparsi l’autoeditoria in Italia. L’essere stata un pioniere in un nuovo mercato mi ha permesso di raggiungere più facilmente (si fa per dire) la popolarità, poiché mi sono trovata tra quei pochi in grado di offrire qualcosa che rispondeva alla domanda dei lettori in quel determinato periodo. In generale, finora, ho avuto un buon tempismo e questo mi ha aiutato parecchio a raggiungere certi risultati. Ma, se a questo non si fosse aggiunto un costante lavoro, dubito che sarei riuscita a sfruttarlo appieno, anzi, ho l’impressione di non fare mai abbastanza.

Parlaci di te, raccontaci il tuo percorso di studi. Hai seguito corsi di scrittura creativa?

Ho una preparazione scientifica. Sono biologa e per diversi anni ho lavorato come ricercatrice, assistente e tutor nel campo dell’ecologia presso l’Università degli Studi di Cagliari. Non ho mai seguito corsi di scrittura creativa, ma ho studiato ugualmente sia su testi che trattano questo argomento sia attraverso la costante analisi dei libri che leggo. L’ho fatto più recentemente (a partire dal 2009), quando ho deciso di impegnarmi seriamente nella scrittura, considerandola per quello che è: un mestiere. Trattarla come un hobby mi spingeva a procrastinare, poiché non me la faceva percepire come importante.
Ho la fortuna (anche in questo caso devo proprio dirlo) di essere dotata di una fervida immaginazione cui si aggiunge un innato amore per la lingua italiana, e in generale una particolare predisposizione per le lingue. Infatti, sono una traduttrice freelance sia tecnico-scientifica che letteraria (sono titolare di una ditta individuale che si occupa di servizi di traduzione), anche se da qualche anno mi occupo solo marginalmente di traduzioni. Il self-publishing si porta via quasi tutto il mio tempo.

Sono passati trent'anni dalla missione di esplorazione di Marte Hera, il cui equipaggio è morto in circostanze misteriose. Tale fallimento e tutte le problematiche politiche da esso generate hanno rallentato la NASA nella sua corsa alla conquista dello spazio, ma adesso i tempi sono maturi per una nuova missione chiamata Isis. Stavolta i cinque astronauti selezionati non viaggeranno per oltre quattrocento milioni di chilometri solo per una breve visita, ma saranno destinati a diventare i primi colonizzatori del pianeta rosso.

Tra di loro c'è l'esobiologa svedese Anna Persson, approdata a questa avventura nella speranza di iniziare una nuova vita lontana dalla Terra.
Marte avrà però in serbo per lei un'incredibile scoperta, chiave di un mistero nascosto nelle profondità di Valles Marineris.


 
Facci una panoramica della tua carriera letteraria. Come hai iniziato, come hai accresciuto il numero dei tuoi lettori, di che tipo di promozione ti sei avvalsa?

Ho pubblicato il primo libro nel 2012, ma già da due anni prima avevo iniziato a studiare il mercato editoriale italiano e in particolare il crescente fenomeno del self-publishing, che però non era ancora approdato veramente in Italia. Nel frattempo scrivevo il mio primo romanzo originale, che poi è diventato il mio settimo titolo pubblicato, e curavo il mio blog personale, che esisteva già dal 2006, dandogli un taglio più legato alla narrativa.
Quando Amazon KDP è arrivato in Italia, alla fine del 2011, stavo per completare la prima stesura di quel romanzo e iniziava a frullarmi in testa l’idea di una storia ambientata su Marte, ispirata dal lancio del rover Curiosity avvenuto nel novembre di quell’anno, che mi ha spinto a leggere diversi libri di Robert Zubrin sull’esplorazione e futura colonizzazione del pianeta rosso.
Nel gennaio 2012 ho scritto la prima stesura di una novella, intitolata “Deserto rosso - Punto di non ritorno”, che poi sarebbe stata solo il primo libro di una quadrilogia (gli altri tre sono dei romanzi), e mentre lavoravo all’editing (nel contempo studiavo per migliorare le mie competenze in questo campo) ho cercato di iniziare ad attirare l’attenzione della mia piccola readership del blog, offrendo una vecchia fan fiction riveduta e corretta in formato ebook (“La morte è soltanto il principio”, che è una fan fiction del primo film de “La Mummia”, versione del 1999) e preparandola a quella che sarebbe la serie marziana.
L’elemento fondamentale che ha portato poi al successo della serie di “Deserto rosso” è stata proprio la serialità. Credo di essere stata la prima in Italia a pubblicare una serie a puntate (cioè in cui ogni libro che terminava con un cliffhanger) di fantascienza in formato ebook. Ciò ha attirato i lettori di questo genere, che mi hanno premiato acquistando il primo libro e recensendolo positivamente. Sono riuscita in questo modo a creare un’atmosfera di aspettativa nei confronti dei libri successivi, utilizzando perlopiù Facebook (e il mio blog) come strumento di interazione.
Altro aspetto importante è stato l’appoggio del podcast di fantascienza FantascientifiCast. Subito dopo aver pubblicato il primo libro, ho cercato di andare dove si trovava il target dei miei lettori e ciò mi ha fatto approdare al sito di questo podcast. Quando ho contattato uno dei creatori, Omar Serafini, mi sono sentita dire che aveva già acquistato il libro! Da lì è nata una collaborazione (faccio ufficialmente parte dell’equipaggio di FantascientifiCast da allora) e una grande amicizia, che sono stato i primi di una serie di eventi che hanno accresciuto la mia popolarità e che, fra le altre cose, mi hanno portato a essere notata da Wired Magazine, proprio grazie alle segnalazioni dei miei lettori.
Da lì si è poi innescata una reazione a catena con la partecipazione al Salone Internazionale del Libro di Torino, alla Frankfurter Buchmesse, col contratto per la concessione dei diritti di traduzione in inglese de “Il mentore” ad AmazonCrossing, che mi ha poi portato più recentemente alla prima posizione sul Kindle Store in USA, Regno Unito e Australia (lo ero già stata un anno prima in Italia con “Deserto rosso”), con le varie conferenze e persino con l’opportunità di tenere un corso di self-publishing a Varese presso l’Università degli Studi dell’Insubria.
Ma questo meccanismo si sarebbe presto bloccato se avessi smesso di lavorare a nuovi libri e pubblicarli. Finora ho pubblicato almeno due libri l’anno e spero di poter continuare con questa media ancora per un po’. Avere un lungo catalogo che continua a crescere permette di mostrare al pubblico che non si è soltanto un fenomeno del momento, ma che si sta portando avanti un progetto a lungo termine.

Questa è una domanda un po’ personale, ma quello che mi interessa non è farti i conti in tasca ma chiederti proprio come si svolgono le cose da un punto di vista tecnico. Per amministrare i tuoi guadagni ti avvali di un commercialista? Paghi molte tasse sulle royalties? È facile districarsi tra burocrazia e creatività? Sulla tua carta di identità hai la denominazione scrittore?

Ho una commercialista, perché sono titolare di partita IVA con la mia ditta individuale, quindi sono costretta ad averne una. Ma, per quanto riguarda la parte delle royalty, la mia commercialista si limita a riportare la cifra totale nella dichiarazione dei redditi. Io mi occupo di tutto il resto, che è comunque molto semplice, consiste cioè nell’archiviare le copie dei pagamenti (essenzialmente i documenti relativi ai singoli bonifici ricevuti nell’anno solare) e poi fare le somme, magari un due o tre volte per essere sicura di non sbagliare. :)
Le tasse sulle royalty, se non erro, partono dal 20%, ma possono aumentare in base all’imponibile totale della persona in questione. Questi calcoli spettano alla mia commercialista.
Nella mia carta d’identità c’è scritto un molto generico “libero professionista”, anche se fiscalmente sono considerata un artigiano, ma nell’uso comune questo termine viene in genere affiancato a un altro genere di professioni. L’ultima volta che l’ho rinnovata è stato prima che il self-publishing diventasse la mia prima fonte di reddito. In questo momento non indicherei “scrittore” nella mia carta d’identità, poiché è una definizione riduttiva e rappresenta solo una parte del mio lavoro. Se dovessi rinnovare a breve la carta d’identità (ma in realtà mancano ancora molti anni), credo proprio che ci scriverei “autoeditore”.

Il self-publishing è una attività relativamente recente, esplosa con Amazon che ha dato la possibilità ad autori esordienti o semiesordienti di confrontarsi con un mercato ipoteticamente sconfinato. Un’occasione anche solo una decina d’anni fa impensabile. Cosa funziona e cosa no? Cosa può essere ancora migliorato?

Il self-publishing in sé funziona, come qualsiasi altro formato editoriale. Ciò che può non “funzionare” è la persona che cerca di diventare un autoeditore senza averne le competenze. Il problema maggiore della cattiva editoria, tutta, non solo quella che interessa il self-publishing, è la carenza di professionalità e la scarsa tendenza a impegnarsi nel proprio miglioramento personale. Essere un self-publisher significa essere prima di tutto un editore (publisher), quindi chiunque voglia pubblicare i proprio libri in questo modo deve capire che non è affatto facile, anzi, è la strada più difficile, poiché si tratta di attività imprenditoriale, poiché crea dei prodotti che la gente paga per poterne fruire. E i lettori sono dei clienti molto esigenti. Anche se uno lo fa come hobby, il self-publishing è un lavoro vero e proprio.
Quindi non è il self-publishing che ha bisogno di essere migliorato, ma sono i self-publisher che devono puntare al proprio miglioramento, iniziando col cambiare la propria mentalità e il proprio approccio a questo mestiere, anche se lo fanno solo come hobby.

Che ruolo pensi svolgano i forum, i blog, i siti specializzati nel successo di un autore indie? Orientano e calamitano davvero le vendite?

È compito dell’autore indipendente individuare il proprio target e andare a cercarlo laddove si trova (virtualmente parlando). Qualsiasi sito specializzato (che sia un forum, blog, podcast, magazine, ecc…) nel genere del proprio target è il luogo dove si possono incontrare i propri potenziali lettori. Ma nella marea di siti esistenti c’è tanta dispersione. Davvero pochi riescono a fare la differenza in fatto di vendite. È vero che apparire in più siti possibili è sicuramente positivo, ma implica un dispendio di tempo enorme. Bisogna avere l’accortezza di scegliere quelli giusti. In ogni caso non si può assolutamente basare la proprio attività promozionale su siti di terzi. Bisogna creare nei propri canali (blog e social) l’ambiente ideale per attrarre i lettori e fidelizzarli, in modo che si inneschi l’elemento più importante nella promozione di un autore indipendente: il passaparola.

Su Amazon vendono tanto gli autori che si orientano in un tipo di narrativa per adulti, con copertine suggestive, contenuti anche sessualmente espliciti. Tu invece ti occupi di fantascienza e di thriller, e nonostante questo hai avuto successo. Perché non hai scelto la strada più facile? Cosa pensi dei colleghi che seguono le mode prima che una reale propensione personale ai generi?

Questa domanda mi fa sorridere. :)
Credo che la strada più facile per un autore sia sempre e soltanto quella di scrivere nel genere in cui si sente a proprio agio. Scrivere talvolta è una vera e propria sofferenza, chi me lo farebbe fare se dovessi soffrire per scrivere un libro che non rientra nei miei gusti, ma solo perché è di moda? Non credo proprio che ci riuscirei, altro che strada più facile! E penso, in tutta onestà, che chi scrive narrativa per adulti lo faccia perché è un genere che ama, sia leggere che scrivere.
Ma, d’altronde, io ho avuto successo all’estero con un thriller e il thriller è uno dei generi più letti al mondo, eppure non scrivo thriller per avere successo, ma solo perché mi piace farlo.
E, a dirla tutta, la mia popolarità in Italia nell’ambito della fantascienza è dovuta al fatto che ho iniziato a pubblicare un genere che veniva in gran parte snobbato dall’editoria tradizionale e quindi sono andata a offrire un prodotto a un gruppo di lettori che lo cercava attivamente. Ma io ho scritto fantascienza solo perché mi piace farlo, non perché pensavo di attirare quel gruppo di lettori, altrimenti non ci sarei riuscita affatto.
È semplicemente una fortuna che i miei gusti, tutt’altro che mainstream, siano andati a combaciare con una determinata richiesta del mercato in quel particolare momento.
Non credo che si abbia molta scelta in questo senso. La creatività non è un elemento controllabile o almeno non lo è in gran parte.


As Scotland Yard chief forensics detective Eric Shaw works a case with some resemblance to a crime he investigated twenty years earlier, he is convinced it is just a coincidence. But when more deaths occur in a style similar to those killings from the past, Shaw suspects that he has a serial killer on his hands—one who is pursuing a personal, cold-blooded vendetta.
Working closely with his protégée, Detective Miriam Leroux, Shaw analyzes the crimes down to the finest detail. He finds himself increasingly drawn to the lab, where criminologist Adele Pennington, a beautiful, enigmatic woman more than two decades his junior, proves distracting. Determined to maintain his professionalism despite the attraction, Shaw struggles to keep her at arm’s length. Yet Pennington’s unique insight proves critical, and as the investigation develops, so does their personal connection. With a killer on the loose, Shaw must follow a winding, blood-soaked trail that will take him in an unexpected and terrifying direction.


Che rapporti hai con i tuoi lettori? Li incontri alle Fiere, alle presentazioni? Mantieni contatti via mail o per lettera?

I miei lettori li ho principalmente conosciuti tramite la rete ed è lì che continuo a incontrarli, su Facebook, tramite e-mail, sul mio blog, su Twitter, ecc… Talvolta è capitato che qualche lettore sia venuto a incontrarmi durante un evento offline, ma sono casi rari. La loro distribuzione geografica casuale rende una cosa del genere abbastanza difficile. Molti lettori, poi, vivono all’estero.
Gli eventi offline, però, possono essere una buona occasione per conoscere potenziali nuovi lettori.

Quali sono le doti che deve possedere un autore indie? Come affronti e gestisci le critiche? Ti è mai capitato di sentirti scoraggiata, pronta a dire ora smetto?

Come dicevo sopra, l’autore indipendente è di fatto un imprenditore, un lavoratore autonomo, quindi deve possedere soprattutto disciplina e desiderio di migliorarsi, di imparare, di acquisire professionalità. La disciplina, in particolare, è molto difficile da conservare, perché gli elementi di distrazione sono tantissimi e la voglia di procrastinare per un mestiere che genera risultati a lungo termine è sempre dietro l’angolo.
Le critiche ho imparato a ignorarle. All’inizio mi davano un po’ fastidio (okay, più di un po’ e non è che ora le apprezzi), perché non ero abituata ad affrontarle. Adesso diciamo che ci ho fatto il callo. Ho semplicemente smesso di farmi influenzare, perché non è sano lasciare a degli sconosciuti il potere di decidere il tuo valore. La gente esprime delle opinioni che sono vere per loro e possono essere completamente false per altri. Preferisco concentrarmi sulla critica positiva costruttiva, cioè su quel tipo di feedback particolareggiato che ricevo dalle persone che apprezzano le mie opere. Lo faccio perché loro sono il mio pubblico, il mio target, e in questo modo riesco a capire meglio i punti di forza dei miei libri e cosa ha presa su i miei lettori.
D’altronde, non si può piacere a tutti, quindi tanto vale concentrarsi su coloro che hanno un modo di sentire simile al mio. Io scrivo i libri che io stessa vorrei leggere, quindi di fatto io scrivo per loro, non per tutti.
Come tutti, anche io ho dei momenti di scoraggiamento, ma non verso quello che faccio. Non credo che potrei mai smettere del tutto di scrivere o pubblicare (oddio, mai dire mai, ma di certo non lo farei perché scoraggiata). Piuttosto ciò che ha un impatto negativo sul mio umore sono gli aspetti su cui non posso avere alcun controllo. Insomma, quando la sfortuna ci vede bene e certi progetti non vanno in porto è normale che emerga un certo senso di scoramento cui si aggiunge la voglia di non fare nulla (e in tal caso aver preso degli impegni che non si possono rimandare è un toccasana per uscirne). Ma spesso è proprio quando ciò accade che mi ritrovo a recuperare le forze e ideare nuove strategie.
Forse non è un male che ogni tanto qualcosa non vada per il verso giusto, perché altrimenti finirei per adagiarmi e ciò potrebbe avere degli effetti negativi sul mio lavoro a lungo termine.

Mentre indaga sull’omicidio di due pregiudicati collegati a un noto trafficante di droga londinese, resosi protagonista di una spettacolare evasione dal cellulare che lo stava riportando al penitenziario di Coldingley dopo un’udienza in tribunale, la squadra scientifica di Scotland Yard diretta dal detective Eric Shaw si ritrova coinvolta nel caso di un’infermiera che accusa una madre di essere responsabile di una serie di violenti episodi febbrili che hanno colpito suo figlio Jimmy, di soli dieci anni. Quest’ultima si accanirebbe sul proprio bambino, peggiorandone le condizioni di salute, per attirare su di sé l’attenzione e la compassione del personale sanitario.
Eric ne viene a conoscenza casualmente, poiché la pediatra che ha in cura il piccolo paziente, Catherine Foulger, è una sua vecchia fiamma, che il detective ha ripreso a frequentare di recente nella speranza di rimettere ordine nella propria vita dopo aver scoperto l’identità del serial killer denominato ‘morte nera’.
Ma la sua ex-compagna Adele Pennington, criminologa del Laboratorio di Scienze Forensi, non ha affatto accettato di buon grado questa nuova relazione.

Deserto rosso è forse il tuo titolo più famoso, ma hai nella tua produzione anche titoli thriller. Sindrome è la tua nuova uscita. Ce ne vuoi parlare? Che impegno ti richiede scrivere un thriller procedurale?

La serie di “Deserto rosso” (sia i singoli libri che la raccolta) è sicuramente il mio maggiore successo in Italia. Lo dicono i numeri. A essa appartengono finora circa il 70% delle copie vendute nel nostro Paese. Ma anche “Il mentore” non era andato tanto male a suo tempo (nel 2014), tanto che le ottime vendite avevano portato l’interessamento di AmazonCrossing che ha voluto acquisirne i diritti di traduzione in inglese per pubblicarlo sul mercato anglosassone.
“Sindrome” è il seguito de “Il mentore”. Originariamente il primo libro era stato concepito come uno standalone. È stato il contratto con AmazonCrossing a suggerirmi che forse il detective Eric Shaw meritasse che il resto della sua storia venisse narrata. Considerando poi gli ottimi risultati che il libro ha avuto in inglese credo che sia stata un’ottima scelta.
Si tratta del secondo libro di una trilogia (appunto, la trilogia del detective Eric Shaw) ambientata tra il 2014 e il 2017 (anno in cui uscirà il libro finale, “Oltre il limite”) a Londra. Eric è il detective ispettore capo che dirige una delle squadre della sezione scientifica di Scotland Yard e nel primo libro, durante le indagini su un serial killer, scopre che il colpevole è una persona cui lui tiene parecchio (non dico chi è per evitare lo spoiler!). Nel secondo libro Eric deve fare i conti con questa consapevolezza e nel frattempo seguire due casi: uno riguarda una serie di omicidi che hanno come vittime degli spacciatori collegati a un famoso evaso e l’altra ha a che fare con una donna affetta da sindrome di Münchausen per procura (uno dei motivi del titolo). Si tratta di una malattia mentale che porta le persone a causare la malattia di quelle cui badano (in genere madri con i propri figli), fin talvolta a provocarne la morte, e tutto ciò nasce da un desiderio di attirare la compassione di chi sta loro intorno.
“Sindrome” è solo parzialmente un thriller procedurale, nel senso che tutta la parte relativa alle procedure di polizia e di scienza forense funge solo da contesto alla trama principale che verte sul rapporto malato tra Eric, il mentore, e la serial killer, cioè la sua “allieva”. Alla base di tutto c’è un argomento che ritorna in tutti i miei libri (e anche per questo mi ritrovo a scrivere dei romanzi in generi e sottogeneri diversi, proprio per esplorarlo in differenti contesti): la soggettività nel definire il bene e il male. Ognuno di noi stabilisce una scala di valori basata sulla propria educazione, sulle proprie opinioni che dipendono dalle nostre esperienze di vita. E così ciò che per qualcuno è considerato “bene” potrebbe essere “male” per altri, e viceversa. In questo contesto non stupisce come persona che ha subito un’esperienza fortemente traumatica in giovane età (come l’allieva di Eric, ma anche lui ha avuto la sua buona dose di traumi) possa dare un significato molto personale a questi concetti. La sfida, da parte mia, è mostrare al lettore questo suo punto di vista, farglielo comprendere tanto da riuscire a farlo immedesimare nel personaggio finché non si ritrova a tifare per lui/lei.
Stiamo parlando di antieroi e non ho mai negato che nel crearli spesso mi ispiro a quello che considero l’antieroe per eccellenza della narrativa mondiale: Hannibal Lecter. Non a caso Thomas Harris è il mio autore preferito.
Non arriverò mai ai suoi livelli, anche perché spero io stessa non essere mai in grado di creare tanta cattiveria in un libro come Harris ha fatto nel bellissimo “Hannibal” (il mio libro preferito), ma è comunque un riferimento molto importante cui la mia mente torna spesso nel creare l’antieroe di turno.
Per il resto, ammetto che la scienza forense mi affascina. Ed ecco che spunta fuori il mio background scientifico. Prima di pubblicare “Il mentore” ho seguito un corso online di criminologia tenuto dall’università di Leicester proprio perché volevo approfondire l’argomento, oltre ciò che avevo imparato seguendo le serie del franchise di CSI (di cui sono fan!) o leggendo i libri di Patricia Cornwell (che mi accompagnano da quando sono adolescente). E così ho deciso di scrivere dei romanzi in questo contesto perché mi ci trovavo a mio agio. È chiaro che non pretendo assolutamente di dare un’immagine veritiera di come funzionano le procedure della Polizia Metropolitana londinese. La realtà in questo caso sarebbe fin troppo noiosa. Ho preso spunto da elementi reali e poi mi sono presa una marea di licenze creando una Londra e una Scotland Yard vicina all’immaginario collettivo di chi non è britannico, ma consapevolmente abbastanza lontana dalla realtà. D’altronde si tratta pur sempre di finzione!

Quale sarà il futuro dell’autopubblicazione?

Preferisco parlare di autoeditoria, traduzione di self-publishing, e non di autopubblicazione, che si riferisce al mero atto di premere il tasto “pubblica” e può essere applicata a qualsiasi forma di pubblicazione autonoma, inclusi i post su Facebook e i tweet.
L’autoeditoria è stata sicuramente un evento dirompente nel panorama editoriale. Non è affatto qualcosa di nuovo, poiché esisteva ben prima che nascesse l’editoria tradizionale. La differenza l’ha fatta la sua versione digitale, che può essere messa in pratica utilizzando strumenti gratuiti alla portata di tutti (cosa che con la sola carta non era possibile).
Per quanto l’editoria tradizionale cerchi quasi di negare l’esistenza stessa di questo formato editoriale, il fatto è che sta subendo le conseguenze del suo sviluppo e che una parte di essa tenta di correre ai ripari, talvolta in maniera maldestra (vedi certi grossi editori che offrono servizi editoriali carissimi ai self-publisher, che vengono considerati dei semplici polli da spennare). Però ultimamente, soprattutto al di là dell’oceano, ma non solo, stanno nascendo delle collaborazioni sane tra editoria tradizionale e autoeditoria, che a lungo andare, a mio parere, promuoveranno una parziale convergenza tra questi due approcci. Da una parte gli editori tradizionali si troveranno costretti a instaurare collaborazioni alla pari con i self-publisher, che, essendo diventati sempre più esperti del mercato, reclameranno il giusto rispetto. Dall’altra gli stessi self-publisher stanno spesso trasformando la loro attività quasi fai-da-te in una vera e propria azienda, che ha come unica differenza rispetto a una qualsiasi casa editrice il fatto che conta un unico autore.
In questo panorama chi si saprà adeguare al cambiamento prospererà, chi non ne sarà in grado fallirà. Di certo ciò produrrà una sempre maggiore varietà nei prodotti editoriali, maggiore qualità e prezzi migliori, tutto a vantaggio del lettore.

Grazie della tua disponibilità e a presto, Shanmei

Grazie a te! :)